CASTEL D'ARIO

Il castello di Castel d'Ario
Il paese di Castel d'Ario - a 15 km da Mantova, lungo la ex strada statale che collega il capoluogo virgiliano a Padova - era originariamente chiamato Castellaro ed era un antico feudo del vescovo di Trento (fino alla soppressione napoleonica dei feudi imperiali) in terra mantovana.

L'antico toponimo "Castellaro" venne sostituito nella seconda metà del XIX secolo, poiché eccessivamente diffuso  e confondibile con quello di altri paesi omonimi od assonanti.
Il sindaco Luigi Boldrini, che come socio dell'Accademia Virgiliana era in corrispondenza con Giosuè Carducci, chiese al poeta di trovare una nuova e più esclusiva denominazione. Riferendosi al castello di epoca romana che la leggenda voleva essere stato fondato dal centurione Dario o Ario, Carducci coniò il nome di Castel d'Ario ed il consiglio comunale approvò la nuova denominazione il 27 febbraio 1867.

A Castel d'Ario rimangono le vestigia del vecchio castello (quattro torri e parte della cinta muraria), che, coi castelli di Ostiglia, Castelbelforte e Goito e quelli tutt'ora esistenti di Castiglione Mantovano e Villimpenta, contribuì a formare dal tardo medioevo all'epoca del consolidamento del potere gonzaghesco, una potente linea difensiva a Nord-Est di Mantova, dall'antica Via Postumia sino al fiume Po.
La torre maggiore del castello è tragicamente famosa: Francesco Pico della Mirandola ed i suoi figli vi furono imprigionati da Passerino Bonacolsi, che li lasciò morire di fame. Nella medesima torre, però, egual sorte trovarono i figli dello stesso Passerino per mano di Luigi Gonzaga, successivamente al colpo di stato del 1328, che vide la nascita della dinastia Gonzaga.


La cosiddetta "torre della fame"


La signorile parrocchiale dell'Assunta, eretta verso al metà del '700 da Girolamo del Pozzo, custodisce nell'abside tre grandi tele firmate da Giandomenico Cignaroli: l'Annunciazione, la Presentazione al tempio e l'Assunzione. Nel battistero si trova un pregevole fonte in marmo rosso di Verona datato 1428.

Gloria di questo paese della Sinistra Mincio è senz'ombra di dubbio Tazio Nuvolari  (nato a Castel d'Ario nel 1892 e morto a Mantova nel 1953), il Mantovano volante, o semplicemente Nivola; un mito della storia dell'automobilismo mondiale, come ricorda Ferdinand Porsche che lo ha definito "Il più grande pilota del passato, del presente e del futuro".

Torino, 3 settembre 1946, Coppa Andrea Brezzi.
Nuvolari, su Cisitalia D46, 
conclude la gara senza volante al 13º posto, in 1h 25' 57.